• Il Prof. Antonello Vanni commemora i Martiri della Gera, grave episodio della Resistenza nel luinese

Il Prof. Antonello Vanni commemora i Martiri della Gera, grave episodio della Resistenza nel luinese

Il Prof. Antonello Vanni commemora i Martiri della Gera, grave episodio della Resistenza nel luinese

Sun, 10/15/2017 - 18:11
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Luino, 1 ottobre 2017. L'orazione alla cittadinanza luinese del Prof. Antonello Vanni per commemorare i Martiri della Gera, grave episodio della Resistenza nel nostro territorio.

 

 

1 ottobre 2017, Luino, Piazza Risorgimento

 

Orazione di Antonello Vanni

In occasione della

Commemorazione Martiri della Gera 

 

Cari concittadini e concittadine, amici, associazioni e istituzioni…

Oggi siamo qui riuniti per commemorare l’eccidio dei Martiri della Gera. 

È una celebrazione che ci ha unito, e unisce, ogni anno, 

nonostante la considerevole distanza di ben 73 anni da un terribile evento che, con molti altri tristi fatti, ha segnato non solo la storia del nostro territorio 

ma anche quella di un’Italia dilaniata da una guerra civile fratricida, spaventosa, oggi quasi impossibile da comprendere.

Una guerra che, 

e guardandoci intorno in questa piazza sembra incredibile, 

ha richiesto - proprio e anche qui - le energie, il tempo, la fatica, la vita 

di uomini e donne che, nel nome di  valori fondamentali, 

quella vita appunto l’hanno sacrificata. 

Seminando, con il dono di se stessi, un futuro di pace, prosperità, libertà 

di cui abbiamo goduto e godiamo, raccogliendone i frutti. 

Molti di noi conoscono la vicenda, i nomi e l’età, dei partigiani che 

per i frutti di cui abbiamo goduto e godiamo, 

hanno sacrificato la loro vita combattendo ad armi impari, 

ma con valore incommensurabile, 

la violenza del nazifascismo. 

Conosciamo questi fatti grazie alle testimonianze di chi li ha vissuti in prima persona, 

testimonianze raccolte da appassionati studiosi anche oggi qui tra noi, 

redatte in forma scritta ma pubblicate anche in forma audio e video 

(a beneficio delle nuove generazioni, come gli alunni degli istituti del nostro territorio, che ormai sono abituati a costruire le loro conoscenze con tali strumenti).

Conosciamo questi terribili fatti anche grazie al racconto, 

all’impegno e alla sete di verità del compianto Remo Passera. 

Un impegno, quello di Remo Passera, che è stato vigoroso e proficuo fino all’ultimo. Ricordo io stesso, la presenza costante di questo partigiano nelle iniziative che ho proposto in passato, così come hanno fatto altri docenti, nelle diverse scuole. Nonostante l’età, la malattia e la fatica, Remo Passera c’era sempre. 

Per consigliare, promuovere, motivare noi adulti nella nostra opera educativa…. 

Ma soprattutto ha voluto esserci, fino all’ultimo appunto, per stare accanto ai bambini e ai ragazzi delle scuole dove, aveva capito, era il luogo migliore per seminare conoscenza, capacità critica, valori, interesse per la libertà.

Conosciamo i fatti storici dunque. Ma ora è importante chiederci: che cosa vogliamo, possiamo, dobbiamo farne di questa conoscenza? 

Siamo qui per commemorare, ma che cosa significa commemorare?

Commemorare: dal tardo latino “cum-memorare”, ricordare con, ricordare insieme. 

Ricordare insieme vuol dire: 

essere onorati e desiderosi di stringerci tra di noi 

intorno a un ricordo, significativo e denso di senso profondo

un ricordo che (appunto a distanza di tanti anni) rischia di sfumare, di svanire nel tempo, 

soprattutto in un’epoca come la nostra, disattenta e superficiale, che ci scorre tra le dita senza quel senso, senza quella profondità, in modo banale come un post su Facebook  in cui ci accontentiamo di un pollice che dice “like”.

Commemorare, cioè ricordare insieme, vuol dire poi: 

essere onorati e desiderosi di stringerci intorno al ricordo di fratelli, 

di tutti i fratelli che in ogni tempo e ogni luogo, 

hanno voluto opporsi ai diversi volti dello stesso male: la prepotenza dell’uomo sull’uomo, la violenza dell’uomo sull’uomo, la volontà arbitraria di privarlo della sua libertà, integrità, dignità.

Com-memorare vuol dire, quindi e soprattutto, impegnarsi insieme per evitare che tutto questo accada ancora. 

Impegnarsi ognuno come può, nel proprio ambiente, professione, associazione, ambiente scolastico o educativo…. 

E non è affatto retorica da occasione solenne. 

Il secolo scorso è stato attraversato dalle più barbare atrocità, ovunque nel mondo, in nome delle più disparate ideologie, fazioni politiche, rivendicazioni, fondamentalismi, razzismi…. Uomini, donne, bambini,… morti in stragi e gettati in fosse comuni, bruciati vivi in bombardamenti nucleari, al fosforo, al napalm, deportati in campi progettati per la loro morte con gas per uccidere insetti e parassiti, …. Tutto a causa dello stesso male: la prepotenza dell’uomo sull’uomo, la violenza dell’uomo sull’uomo, la volontà arbitraria di privarlo della sua libertà, integrità, dignità. 

E, basta ascoltare le cronache in televisione o leggere gli articoli sui giornali, per capire che tutto questo non è affatto finito. 

Anzi, il male della violenza e della prepotenza circonda l’essere umano,

circonda noi,

 di continue e nuove minacce, addirittura crescenti, sempre più inquietanti.

Impegnarsi per evitare che tutto questo accada ancora. 

È questo forse il significato del nostro “ricordare insieme oggi”. 

È questo uno dei più importanti inviti che dobbiamo raccogliere, 

dall’eco di voci così lontane nel tempo, ma così vicine al cuore, 

l’eco di voci come quelle dei giovani martiri della Gera. 

Lo sa, chi, dopo aver percorso la salita al Sacrario della Gera raggiunge la cappelletta dedicata a questi giovani, e medita sulla loro storia tutta raccolta in poche righe, qualche foto e una preghiera materna. 

Lo sa, perché viene immediatamente colto dal desiderio di silenzio, da commozione, e anche da un grande turbamento. 

“Prof. … mi sento male…” mi ha detto uno studente durante una delle ultime visite al Sacrario della Gera.

“Prof. ma perché sono successe queste cose? Perché le persone fanno tanto male, provocano tanto dolore?”, uno studente in classe il giorno successivo...

Desiderio di silenzio, commozione,  turbamento… 

forse anche noi li proviamo ora, 

nell’eco di voci tanto lontane nel tempo, ma così vicine al cuore, 

come quelle dei Martiri della Gera.

Provare questi sentimenti e commuoversi non è un segno di debolezza, anzi è un segno di vitalità. Essere commossi e turbati significa che il nostro cuore pulsa, 

che la nostra coscienza è vigile, attenta, 

all’erta rispetto alla violenza dell’uomo sull’uomo 

che purtroppo può sempre manifestarsi.

 Se proviamo questi sentimenti è un bene:

è perché il dolore provocato da questa violenza non ci è indifferente. 

Provare commozione nel ricordare insieme: segno di vitalità che ci pervade, e soprattutto segno di attenzione all’importanza della dignità umana, della libertà, della ricerca di valori autentici 

che facciano crescere e vivere l’uomo 

anziché tormentarlo e ucciderlo. 

L’umanità è il dono, 

l’indizio, 

il percorso da seguire, 

la ricerca da svolgere, 

l’impegno da realizzare, 

che la commemorazione dei Martiri della Gera, 

eco di voci solo apparentemente lontane nel tempo, 

ci può lasciare e affidare, 

mentre ci avviamo, congedandoci, ora, verso la nostra quotidianità. 

L’umanità è il dono da ricevere e da dare, 

com-memorando chi lo ha già fatto totalmente, con la propria vita. 

 

La vicenda dei Martiri della Gera nel sito dell'ANPI di Luino (http://www.anpiluino.it). Si veda anche il video a cura del Presidente dell'Anpi di Luino prof. Emilio Rossi in https://youtu.be/ldUPzHTGcNI 

      

 

 

 

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